Descrizione
Dopo essere stato ospitato negli edifici storici che si affacciano su piazza Zanardelli, nel 1986 il Municipio di Chiari trovò nuova sede in piazza Martiri della Libertà. La casa comunale andò ad occupare l’ottocentesca caserma Eugenio di Savoia, poi chiamata Tagliamento, che dal 1947 al 1967 era già stata adibita a campo di raccolta di ebrei, profughi istriani e dalmati.
Nel cuore dell’edificio, in quella che un tempo era la sala giunta, campeggia il grandioso affresco rifinito a stucco lucido intitolato Le stagioni della chiaritudine e realizzato dal pittore Giovanni Repossi. Commissionato nel 1986 dall’Amministrazione comunale, il dipinto presenta e racconta la città di Chiari attraverso monumenti e architetture emblematiche, eventi salienti e personaggi illustri della storia locale. Nei cento metri quadrati in cui si sviluppa la narrazione pittorica, si intrecciano elementi simbolici e realtà storica, momenti e luoghi della clarensità sospesi in un’atmosfera a tratti sognante. Baricentro della composizione è la torre campanaria sulla cui linea, in basso, si trova la donna con le maschere, simbolo della fondamentale duplicità del vivere e del continuo contrasto tra l’essere e l’apparire. La complessa narrazione si articola in tre fasce sovrapposte. In alto è la sfera celeste dove, tra i simboli mitologici del Sole e della Luna, trovano spazio i santi patroni della città. Nel cielo blu cobalto è anche l’allegoria del Fiume Oglio, dalla cui barba nascono le seriole clarensi. La fascia intermedia è quella della scenografia urbana: la rocca, il duomo, la torre, le chiese di san Rocco e santa Maria, l’ospedale vecchio e la chiesa del cimitero fanno da sfondo a episodi celebri della storia di Chiari e ai gesti quotidiani della vita operosa dei suoi abitanti. Nel registro inferiore, marcato dalle mura che raccolgono la città, si incontrano alcuni protagonisti della storia clarense, tra cui si riconoscono La Palice, Isidoro Clario, Sabeo, Tortelli, Morcelli, Varisco e Maffoni.
Nella stessa sala, protetto in una teca, è riposto il gonfalone della città. Al centro del drappo, è lo stemma di Chiari con scudo araldico orizzontalmente diviso in due campi: quello superiore contiene l’aquila imperiale su fondo dorato, quello inferiore racchiude tre stelle argentate a sei punte. La corona turrita che sovrasta lo stemma è simbolo del titolo di città, attribuito a Chiari con decreto regio nel 1862. Sotto lo stemma, tra i rami di alloro e quercia, è invece il cartiglio che riporta la scritta Clararum Civitas.
La più antica rappresentazione dello stemma di Chiari compare in un manoscritto datato alla prima metà del XV secolo e conservato in Biblioteca Morcelliana, dove le stelle d’argento sono a cinque punte.
Suggestiva e certamente curiosa è la somiglianza tra lo stemma di Chiari e quello dei Chizzola, antica famiglia di strenua fede ghibellina che proprio a Chiari aveva numerosi possedimenti terrieri. Come si può ancora vedere in una versione dipinta sulla finestra cinquecentesca in affaccio su via Carmagnola, nel campo inferiore dello stemma dei Chizzola sono presenti tre chisöle, piccole ciambelle oggi conosciute come prodotto dolciario tipico della tradizione bresciana.
Didascalie e referenze fotografiche
- Prima raffigurazione dello stemma di Chiari in un manoscritto di XV secolo (Fondazione Biblioteca Morcelli-Pinacoteca Repossi).
- La caserma Eugenio di Savoia vista dalla roggia Castrina (Collezione Enrico Rubagotti).
- Giovanni Repossi, Le stagioni della chiaritudine, 1988-2002 (Alessandro Belussi).
Chiari è una città ricca di cultura, storia e arte.
Scopri i luoghi di interesse storico e artistico della città, veri e propri tesori che meritano di essere visitati durante il tuo soggiorno clarense (clicca qui)
Modalità d'accesso
Edificio privo di barriere architettoniche e dotato di ascensore.